Comune di Pogliano Milanese

Sito istituzionale del Comune di Comune di Pogliano Milanese

CHIESA SAN GIUSEPPE

CHIESA SANTA RITA

CHIESA DEI SANTI PIETRO E PAOLO (CHIESA NUOVA)   

ASILO CHANIAC

CHIESA SANTUARIO “MADONNA DELL’AIUTO”

MONUMENTO AI CADUTI

IL FIUME OLONA, I MULINI  E LE CORTI STORICHE

Scarica la tesi di Giorgio Bassetti

 

CHIESA SAN GIUSEPPE

Il sacro luogo era inizialmente dedicato ai Santi Quirico e Giulitta, dopo il 1700 fu intitolato ai Santi Quirico e Giuseppe per volere del conte Giuseppe Besozzi che ne aveva avuto in eredità dai Visconti il patronato.

Oggi è chiamata semplicemente chiesa di San Giuseppe.

Questa chiesa si ritiene fosse la cappella del palazzo dei Visconti e c’è una lontana ipotesi che venisse adibita anche a luogo di sepoltura di illustri familiari.  

L’ipotesi che fosse di proprietà dei Visconti è suffragata dal fatto che il culto dei Santi Quirico e Giulitta era molto sentito in Asia e arrivò a noi attraverso le crociate. I Visconti ne erano devotissimi e, nella diocesi di Milano, fecero erigere parecchie chiese ad essi dedicate.

Ai tempi di san Carlo è probabile che in questa chiesa si adunassero le donne e le ragazze per il pre-catechismo domenicale; nella chiesa di San Pietro si adunavano i giovani, mentre nella chiesa di Sant’Ambrogio (oggi Santuario Madonna dell’Aiuto) si adunavano gli uomini. Le donne e i giovani, poi, dai rispettivi luoghi di adunanza, raggiungevano in processione gli uomini nella parrocchiale per concludere il tutto con il dottrinone del parroco, i vespri e la benedizione eucaristica. Questa usanza andò avanti per parecchi secoli.

La chiesa è a navata unica con soffitto cassettonato ligneo di fine XVII secolo e presbiterio quadrangolare. Una coppia di balaustre in marmo, databile al XVIII secolo, consente l’accesso all’altare maggiore che risale, invece, al XVII secolo.

La relazione per la visita pastorale del card. Gaetano Stampa del 1740 indica il 1688 come anno di costruzione (pressappoco nella forma attuale) avvenuta per opera della marchesa Giulia Marliani Grassi ma una lapide sul presbiterio certifica la sua esistenza già alla data del 6 maggio 1652 quando il marchese Francesco Grassi, avendo istituito il diritto di patronato su questa chiesa, ottenne di trasferire in essa un legato di Sante Messe, che prima era nella chiesa collegiata di San Nazzaro in Milano.

Sulla facciata della chiesa esistono frammenti di una lapide, che sembra indicare l’anno 1662.

All’inizio del secolo XX, i successori nel diritto di patronato e di proprietà, trasformarono la chiesa in magazzino per la legna. Nel 1911 il parroco don Corti scrive nel liber chronicon parrocchiale: “19 marzo San Giuseppe – Riapertura delle celebrazioni dopo sette anni presso l’Oratorio omonimo: finalmente dopo sette anni di chiusura dell’Oratorio, si poté celebrare in esso. La Compagnia di san Giuseppe accompagnata dal parroco portante la reliquia del santo, si recò all’Oratorio bellamente adornato. Quivi vi si cantò Messa solenne con panegirico del santo. Dopo la dottrina al pomeriggio il parroco si recò nuovamente all’Oratorio per far baciare la reliquia del santo”.

Nel 1922 la chiesa fu donata alla parrocchia, dopodiché vi fu posta la statua di san Giuseppe e venne abbellita coi dipinti del Bellegotti di Arluno.

Fu eretto un campanile adiacente alla chiesetta nel 1924, come attesta la pergamena collocata insieme alla prima pietra del campanile: “L’anno del Signore 1924, regnanti il Sommo Pontefice Pio XI ed il Re Vittorio Emanuele III di Savoia addì 21 aprile, seconda festa di Pasqua, è stata benedetta dal parroco sottoscritto (don Pietro Molteni) la prima pietra del campanile che per volontà e con le offerte della popolazione […] a completare e condecorare questo Oratorio di San Giuseppe restaurato nell’anno 1922 dopo essere passato dal patronato dei Signori Conti Besozzi in proprietà della Fabbriceria locale (seguono le firme)”.

Il campanile fu abbattuto alla fine degli anni Sessanta, insieme alla sacrestia e ad altri edifici di abitazione adiacenti per far spazio al viale che avrebbe condotto alla nuova chiesa parrocchiale.

Nel 1926 fu rinnovato il pavimento e benedetto il campanile con le tre campane.

Nel 1947 fu dotata di una tela raffigurante la Madonna con i santi Quirico e Giulitta, opera del pittore Valerio Egger; nel 1977 fi rifatto il tetto.

La chiesa San Giuseppe fu restaurata dalla parrocchia nel 2006 grazie anche all’aiuto di alcuni benefattori primo tra i quali don Vincenzo Moroni, sacerdote oriundo di Pogliano, che tanto si spese per la realizzazione dei lavori.

Attualmente è usata per il culto come chiesa sussidiaria.

 

CHIESA SANTA RITA

Nei primi anni ’40 del 1900, don Giulio Magni, visti gli aumentati bisogni spirituali della popolazione, fece presente alla Fabbriceria il bisogno sempre più impellente di costruire una cappellina alla Bettola, dove si potranno celebrare le Messe domenicali per le tante persone che già frequentavano le celebrazioni ed erano costrette a raggiungere la chiesa di Pogliano, di Barbaiana e paesi limitrofi.

Per questo si decise di interpellare il sig. Besozzi Carlo, dal quale era già stato acquistato il terreno per la costruzione della nuova chiesa parrocchiale di Pogliano, per ottenere circa quattro delle quindici pertiche milanesi che il medesimo possedeva alla Bettola.

Per questa compera il sig. Zerbi Antonio, oste della Bettola e buon cristiano, offrì £4.000.

Constatato subito che quattro pertiche di terreno limitavano troppo la funzionalità della cappellina, si decise di acquistarne altre due e la compera totale venne ultimata alla fine del 1942.

All’inizio di dicembre del 1944, si fece una riunione in casa del Sig. Guido Cattaneo di Bettola e, alla presenza dei capi famiglia bettolesi, si discusse su come avviare la costruzione della cappellina. A tale incontro, oltre al Parroco don Giulio Magni, erano presenti anche il parroco di Garbatola don Paolo Musazzi e il rev. coadiutore don Battista Lamperti. Si decise, essendo tutti d’accordo ed entusiasti di poter dare una mano, di costruire la cappella in temi brevissimi. Nella commissione generale della costruzione, oltre a tutti i padri di famiglia delle famiglie bettolesi era presente anche il sig. Cesarino Colombo proprietario del calzaturificio Rhodense di Bettolino. Subito vennero raccolte circa 200.000 lire. I capi famiglia poi si impegnarono a dare mensilmente, chi 100 chi 50 lire, e a prestarsi con l’aiuto di alcuni poglianesi a condurre da Garbagnate a Bettola i mattoni, gratuitamente, alla domenica.

Tra la fine dello stesso mese e il gennaio successivo tutto era pronto per l’acquisto del materiale edile e, nel mese di settembre, su proposta del Sig. Colombo Cesare, maggior benefattore, la commissione approvò la dedicazione della cappella a Santa Rita da Cascia.

L’11 dicembre del 1945 iniziarono i lavori di costruzione della chiesa, sotto la direzione del capomastro sig. Taini Paolo e del geometra sig. Davide Musazzi. Prima dell’inizio dell’inverno vennero preparate le fondamenta e i bettolesi, con l’aiuto di molti poglianesi, si prestarono gratuitamente per condurre i mattoni sul posto e la sabbia che venne prelevata dalla cava di Bettolino di proprietà del Sig. Bellasio.

Nel marzo del 1946 venne acquistato il legname per la copertura del tetto dal sig. Garavaglia Angelo di Parabiago e, nel frattempo, si decise di chiedere nuove offerte alla popolazione per coprire le spese di costruzione.

L’8 dicembre del 1946 il Parroco comunicò che Sua Eminenza reverendissima, il Cardinale Arcivescovo Ildefonso Schuster gli aveva concesso di benedire privatamente la cappella di Bettola ormai terminata nella sua struttura generale e pronta per la celebrazione della Santa Messa. Il Cardinale, comunicò inoltre che l’avrebbe consacrata a tempo opportuno e cioè quando tutto sarebbe stato pronto. Don Paolo Musazzi di Garbatola donò alla nuova cappella tre belle pianete (nera, bianca e rossa), parecchie stole e l’altare di legno che sarebbe servito per le celebrazioni fino alla costruzione dell’altare definitivo.

Si decise così di celebrare la prima Santa Messa alle ore 10:30 del Natale di quello stesso anno.

Nel settembre del 1948 venne decisa la decorazione dell’abside e del presbitero e furono scelti i disegni – progetti del pittore sig. Valerio Egger Giuseppe di Milano che già aveva eseguito dei dipinti nella chiesa prepositurale di Nerviano. Tutte le figure vennero dipinte in affresco.

Nel gennaio del 1949 vennero ultimati definitivamente i lavori con la costruzione dell’altare maggiore in marmo e venne risistemata la balaustra.

Negli anni ’50 fu costruito l’asilo di fianco alla chiesa (l’attuale Oratorio Santa Rita e abitazione del Parroco).

Sua Eminenza il Cardinale G. Colombo con decreto entrato in vigore il 21 novembre 1971 costituì la parrocchia sotto il titolo di santa Rita da Cascia in Bettolino nominando primo Parroco don Luigi Parisi che fece il suo ingresso ufficiale il 20 febbraio del ’72.

La Chiesa di Santa Rita, come la vediamo nella forma attuale è frutto dei lavori di ampliamento cominciati a fine 1983 e arrivati al loro compimento definitivo con la consacrazione de 28 settembre 1986 effettuata da Sua Eminenza il Cardinale Carlo Maria Martini, Arcivescovo di Milano.

Le vetrate a colori con immagini della vita di Gesù sono un progetto di Padre Radaelli (1984), promotore anche della nascita del Battistero.

  

 CHIESA DEI SANTI PIETRO E PAOLO (CHIESA NUOVA)   

L’esigenza di costruire una nuova chiesa parrocchiale cominciò a manifestarsi nel 1936, quando il Card. Arc. Schuster, al termine della sua seconda Visita Pastorale del 26 e 27 aprile (era parroco Don Pietro Molteni) inviò il decreto seguente: “La chiesa è insufficiente per la popolazione; occorre perciò avere presente il fabbisogno o per un ampliamento dell’attuale chiesa o per una nuova chiesa parrocchiale”.

Di questa situazione si accorse subito don Giulio Magni che, il 2 agosto dello stesso anno celebrò da nuovo Parroco la sua prima Santa Messa a Pogliano a seguito della rinuncia al beneficio di Don Pietro Molteni da parecchio tempo infermo per paralisi progressiva, il quale si ritirava nell’Istituto dei Concezionisti di Cantù. Don Giulio proveniva dalla parrocchia di Rosate dov’era stato coadiutore per undici anni.

La Chiesa Parrocchiale di allora, l’attuale Santuario Madonna dell’Aiuto, ampliata più volte nel corso dei secoli (l’ultima nel 1915 dal parroco del tempo Don Angelo Corti) era effettivamente troppo piccola per le necessità dell’aumentata popolazione di fedeli poglianesi e don Giulio si attivò da subito per costruirne una nuova. Di questa missione ne fece una ragione di vita nel compimento del suo ministero sacerdotale.

La prima svolta verso la realizzazione del sogno di don Giulio avvenne nel 1941: il 15 aprile di quell’anno, infatti, il Prof. Angelo Gerolamo Ceriani donava un prato di circa sei pertiche ubicato nell’allora via Umberto I (ora Beato Paleari) nella zona centrale del paese, attiguo all’orto delle case di proprietà del Sig. Carlo Besozzi e di fronte al palazzo comunale. Il 20 maggio successivo, con strumento legale e dietro autorizzazione della Veneranda Curia, venne acquistata la corte sig. Besozzi Carlo con case di ventiquattro locali cui facevano seguito tre pertiche di terreno dell’orto. Aggiungendovi il terreno donato dal Prof. Ceriani, si arrivò ad un appezzamento di ben otto pertiche milanesi.

Sul liber Chronicon parrocchiale, riguardo l’acquisto dal Sig. Besozzi, leggiamo che:

“…Scopo della compera e della donazione è quello di provvedere agli aumentati bisogni spirituali della popolazione assai accresciuta di numero (2.800 anime) ed insieme quello dell’esecuzione del decreto di Sua Eminenza rev.mo il Cardinale Alfredo Ildefonso Schuster nell’ultima Santa Visita Pastorale col quale decretò è prospettata la necessità di una chiesa nuova o per lo meno dell’ampliamento dell’attuale. La popolazione ha salutato con gioia la compera e la donazione…

… Gratitudine perpetua devono parroco e popolo al signor Ceriani, autentico poglianese, di fede forte e veramente munifico benefattore della chiesa e dell’asilo ed ai signori Rina e Carlo Besozzi che solo in vista del sommo bene che ne sarebbe provenuto cedettero a prezzo di favore la loro proprietà che stava loro tanto a cuore”.

Nel febbraio del 1949 fu acquistato il secondo lotto di terreno di proprietà Besozzi e si arrivò all’estensione attuale.

Il costo della prima e seconda compera fu presto estinto attraverso la generosità delle donazioni dei parrocchiani. Si ricorda, in particolare, l’aiuto provvidenziale del poglianese di nascita Don Natale Remartini, parroco di Cesano Maderno, che dopo l’acquisto della prima parte di terreno, volle essere condotto a Pogliano in quell’area e si mostrò molto soddisfatto per la posizione centrale, così come grande soddisfazione per l’area acquisita aveva già mostrato il Card. Arc. Schuster, visitata in occasione della sua terza Visita Pastorale avvenuta il 15 e 16 aprile 1942.

Don Natale invitò don Giulio a recarsi a Cesano Maderno dove gli consegnava una cassetta contenente una forte somma in denaro da lui offerta per l’estinzione del debito residuo derivante dalla prima compera.

Don Natale mancò nel 1953 e non vide costruita la nuova chiesa ma il suo desiderio di vedere compiuta l’opera era così grande che alla sua morte lasciava, per testamento, proprio per la costruzione della nuova chiesa, tutto il terreno e le case di sua proprietà siti in Pogliano. Qualche anno dopo, nel nome del fratello defunto don Natale e di sua sorella Carolina, dai numerosi eredi venne donata anche l’altra parte di quei terreni di proprietà della sorella stessa.

Nel giugno del 1945, don Giulio ebbe “l’investitura ufficiale” da parte del Card. Arc. Schuster, infatti scrisse sul liber chronicon parrocchiale, alla fine delle annotazioni di quell’anno, la seguente nota:

“Post-scriptum: il 29 di giugno a Pregnana, in occasione della consacrazione della chiesa parrocchiale, Sua Eminenza l’Arcivescovo Cardinale Schuster cresimava anche centocinquanta bambini di Pogliano. In quella circostanza l’Eminentissimo, mentre il parroco si prostrava a venerarlo, mostrandogli quella bella e grande chiesa gli diceva: “Hai visto questa bella chiesa? Adesso tocca a te”. E noi abbiamo cominciato, prima che finisse il 1945, colla chiesa del Bettolino. In seguito, Dio dando salute e aiuti, faremo il resto”.

Acquisiti i terreni, trascorsero alcuni anni prima di avviare la costruzione della chiesa, in quanto la parrocchia dovette affrontare altre spese urgenti come l’acquisto del terreno per il campo da calcio dell’Oratorio, la costruzione delle due palazzine sul lato sinistro della prima parte di via Beato Paleari, in direzione centro paese, per dare alloggio agli inquilini che dovettero lasciare le abitazioni dell’ex proprietà Besozzi da abbattere e l’erezione della scuola materna di Bettolino.

Nel frattempo, anche il Card. Arc. Montini (il futuro Papa Paolo VI), nella sua Visita Pastorale compiuta il 5 luglio 1959, in ricordo della quale l’Amministrazione Comunale fece erigere la cappella dedicata all’incrocio tra via Roma e via Chaniac, volle essere condotto sull’area del terreno acquistato e si mostrò contento dell’ampiezza del medesimo e della sua centralità.

Si arrivò così al 1° ottobre 1961, festa della Madonna del Rosario, alla posa della prima pietra, in occasione del 25° anniversario dell’ingresso in parrocchia di don Giulio Magni. Il regista dell’evento fu l’indimenticabile  don Achille Allievi, allora coadiutore.

Ecco quello che ci tramandano le cronache del tempo:

“Alle ore 16 il rev. clero presente e funzionante a nome di Sua Eminenza reverendissima il Cardinale Arcivescovo G. Battista Montini, il reverendissimo monsignore Giuseppe Gornati del Capitolo Metropolitano di Milano, amicissimo dei poglianesi ed ammiratore del Servo di Dio don Paleari, nostro illustre santo concittadino, accompagnato dai due corpi bandistici di Pogliano e di Rosate, si avviava col parroco festeggiato al luogo ove sorgerà la nuova chiesa parrocchiale per la posa della prima pietra dell’edificio della nuova chiesa stessa, in via mons. Paleari, nel terreno ceduto dal benemerito compianto sig. Carlo Besozzi. La cerimonia della posa della prima pietra veniva compiuta in nome di Sua Eminenza il Cardinal Arcivescovo G. Battista Montini. Tutto l’apparato della sacra cerimonia era stato preparato dal rev. don Achille Allievi, degnissimo nostro coadiutore e animatore indefesso delle grandiose feste. La stessa prima pietra che venne calata nel profondo foro praticato al centro del luogo dove sorgerà l’altare maggiore della nuova chiesa, era stata qualche giorno prima benedetta a Milano da Sua Eminenza il Cardinale ed era avvolta in una pergamena con iscrizione che tramanda ai secoli la notizia del grande avvenimento.

Ecco le parole scritte a grandi caratteri gotici sulla pergamena:

“Nell’anno del Signore 1961- essendo Papa Giovanni XXIII – Arcivescovo di Milano il Cardinale G. Battista Montini – i fedeli di Pogliano Milanese – nel venticinquesimo anniversario pastorale del parroco don Giulio Magni – pongono questa pietra – prima del futuro tempio – testimonianza della loro gratitudine – 1 ottobre 1961”

Firmato: mons. Giuseppe Gornati, delegato di Sua Eminenza l’Arcivescovo di Milano; cav. Eugenio Silvestri, sindaco di Pogliano; comm. Carlo Alloni e geometra Giuseppe Besozzi, padrini; don Giulio Magni, parroco.

La prima pietra simboleggia nostro Signore Gesù Cristo, vera pietra angolare della Chiesa di Dio, contro cui si infrangeranno sempre gli attacchi dei nemici della Chiesa di Dio, giusta la predizione imbattibile di Cristo che sta nel vangelo: “Tu es Petrus et super hanc petram aedificabo ecclesiam meam et portae inferi non prevalebunt adversus eam”.

Il rev.mo mons. Gornati chiudeva la stupenda cerimonia con uno stupendo discorso, pronunciato dinnanzi ad un’immensa folla che gremiva il cortile Besozzi. Nel discorso, dopo di essersi compiaciuto di vedere così cospicuo numero di uomini presenti, esaltò la fede dei poglianesi fatta di vera e sentita pratica di religione e di larga generosità per le opere di Dio, raccomandava vivamente di tenere sempre nel cuore questa fulgida tradizione cristiana che onora Pogliano dovunque e che ha saputo dare alla Chiesa del Signore perfino un santo della tempra di don Francesco Paleari”.

La posa della prima pietra fu simbolica, tant’è che dopo l’approvazione dei vari progetti, dell’affidamento dei lavori e del piano economico, il nulla osta della Curia Arcivescovile di Milano per l’avvio dei lavori arriva nel novembre del 1962 con comunicazione alla Fabbriceria da parte di don Giulio che leggeva il foglio curiale a firma di don Corbella di concessione del nulla osta per l’inizio dei lavori di costruzione del rustico coperto, con la raccomandazione che si accelerassero le pratiche della donazione don Remartini.

La speranza era quella di arrivare all’inaugurazione della nuova chiesa in poco più di un anno, in tempo per i festeggiamenti del centenario di nascita del Beato Francesco Paleari, nell’ottobre del 1963.

Sappiamo che non andò così e il nulla osta per l’avvio dei lavori arrivò soltanto a fine 1962. Il progetto fu steso dall’architetto dott. Giorgio Riva, il quale, prima di renderlo definitivo, portò il Parroco, il coadiutore e alcuni membri della commissione della nuova chiesa a dare un’occhiata alle varie chiese nuovissime di Milano e periferia per contemplarne insieme le linee architettoniche. Successivamente lo illustrò a tutto il popolo poglianese adunato nel salone dell’Oratorio femminile: la conferenza ebbe l’ausilio delle proiezioni così che gli accorsi poterono constatare proiettata sul telone la grandiosa struttura della nuova chiesa in tutti i suoi particolari. L’architetto promise che quanto prima sarebbe stato preparato il plastico anche del campanile, sempre sullo stile della chiesa.

Il 27 giugno del 1962, la scelta della ditta che avrebbe realizzato il rustico della nuova chiesa ricadde sulla ditta Belloni di Milano per la maggior sicurezza in finanze e nei lavori del cemento armato.

Ai primi di dicembre, nello studio del sig. architetto Riva a Milano in via Vigoni, 11, avveniva l’incontro della commissione parrocchiale con la ditta costruttrice, presente della medesima il geometra costruttore Belloni di Milano. In quell’adunanza si concretizzò il contratto per la costruzione, in via di massima, restando intesi per un nuovo e definitivo incontro per la stesura del contratto in tutti i suoi dettagli. E questo incontro avvenne il 31 gennaio 1963 a Pogliano in casa parrocchiale. Nell’occasione il geometra Belloni aveva modo di vedere per la prima volta il giardino e prato Besozzi – Ceriani, dove sarebbe stata costruita la chiesa e si impegnò, se il tempo fosse stato favorevole, a consegnare il rustico coperto per l’ottobre di quell’anno, come detto sopra.

Nel progetto della chiesa era prevista una cripta sotto l’altare maggiore (oggi esistente ma ancora a rustico), dove ci si augurava, in un futuro molto vicino, “diventando beato don Franceschino, il suo corpo od una insigne sua reliquia venga messa nella stessa cripta a lui dedicata”.

I soldi che servivano erano molti, per questo partì una raccolta delle offerte casa per casa, resa possibile grazie all’impegno di alcune socie dell’Unione Donne dell’Azione Cattolica e delle Consorelle.

Inutile dire che i poglianesi, da sempre molto generosi, contribuirono generosamente alla richiesta di offerte per la nuova chiesa.

Partirono così i lavori e ci fu immediatamente un aumento dei costi, in quanto si rese subito necessario scavare molto per trovare un solido fondo sul quale poggiare le fondamenta e si dovettero infilare ben 198 pali di cemento armato per rendere ancor più solida la struttura e, mentre per alcuni di essi non ci fu difficoltà alcuna ad innestarli, per altri si dovette faticare non poco perché il terreno era durissimo: l’architetto e il costruttore erano d’accordo sul constatare che si trattava dei resti di antiche fortificazioni del terreno costruite nei pressi del fiume Olona nei tempi antichi, in epoca etrusca e, successivamente, in quella romana.

A lavori iniziati, l’arch. Riva comunicò che non si sarebbe potuto costruire un salone sotto la chiesa per tutte le esigenze parrocchiali come inizialmente previsto, perché ci sarebbe stato il rischio di un incurvamento del pavimento della parte superiore e che, all’interno della chiesa stessa, non si poteva costruire l’abitazione del sacrestano.

Per un breve periodo di tempo si prese in considerazione l’idea di costruire il salone sotto il nuovo viale di accesso della chiesa ma oggi sappiamo che tale progetto fu accantonato e si riuscì a sistemare la prima parte del sotterraneo della chiesa solamente negli anni novanta, quando venne predisposto il centro parrocchiale “Don Giulio Magni”. 

In corso d’opera i costi aumentarono ancora e ci fu grande apprensione che tutto si fermasse perché la cittadinanza aveva già offerto parecchio e si decise così di coinvolgere anche le ditte e le diverse attività sparse sul territorio. Inoltre, non si riuscivano a vendere i terreni donati da don Natale Remartini e parenti, anche perché su quei terreni c’era il progetto di costruzione del canale navigabile Po – Ticino – Mincio – Venezia, quindi si chiese alla Curia di permutarli. Così avvenne e, grazie anche alla contemporanea vendita di un terreno di 6200mq in via Arluno si trovarono la risorse per proseguire i lavori.

A fine 1965, una volta ultimata la realizzazione della cupola e completato il rustico, la ditta Belloni si tenne libera da Pogliano perché impegnata in altre opere grandiose in Milano città.

Si dovette indire un concorso per l’esecuzione della seconda parte dei lavori e si decise di limitarsi ai costruttori di Pogliano e limitrofi, prevalendo così la ditta del sig. Luigi Taini di Pogliano.

In quel periodo si manifestò il problema della tipologia di pavimento da mettere in opera: gli uomini dell’Azione Cattolica si resero disponibili a raccogliere fondi per la realizzazione di un pavimento in marmo ma, dopo un dibattito durato parecchi mesi, si decise di optare per il pavimento in gres presente ancora oggi, non solo per i costi ma soprattutto per i problemi di assestamento che avrebbero, senza dubbio, danneggiato il marmo. Si fece poi fare dall’architetto Riva un disegno per il tabernacolo collocato al centro dell’altare e si consultò la scuola del “Beato Angelico”. La somma per la realizzazione era già stata offerta.

A proposito della realizzazione della cupola, citiamo un aneddoto sulla sua realizzazione raccontato dal Sig. Selmi Benvenuto, classe 1955 (suo padre Giuseppe e suo zio Mario collaboravano con la ditta Taini per le opere da fabbro). Ai tempi era un adolescente, salì sul tetto, si calò a testa in giù nel foro della cupola e, tramite l’utilizzo di un compasso in ferro, prese le misure per realizzare i tre sostegni che dovevano essere fissati al cemento per sostenere la cupola. Sull’armatura in ferro della cupola sarebbero poi stati posati i vetri che l’avrebbero resa più luminosa. Lo zio lo teneva per le caviglie mentre lui svolgeva questo lavoro: a Benvenuto viene la pelle d’oca ancora oggi a pensare al rischio affrontato!

Nel giugno del 1966 venne venduta al Comune la parte iniziale del terreno di 500-600 mq e l’Amministrazione Comunale si impegnò a costruire il viale di accesso alla chiesa firmando una convenzione che prevedeva l’uso dell’area per trent’anni pur rimanendo il viale proprietà della Chiesa. Il Comune, si sarebbe occupato anchesì della manutenzione. Ci fu grande collaborazione tra il Comune e la Parrocchia e, l’allora Sindaco Dott. Giuseppe Lucchini donò tutto l’altare maggiore, escluso il tabernacolo già offerto da altra mano generosa.

Nel settembre del 1969 il sindaco dott. Giuseppe Lucchini comunicò ai fabbriceri che, finalmente, la costruzione del viale alla nuova chiesa era stata appaltata alla ditta U. Torretta di Nerviano, e che quanto prima avrebbero avuto inizio i lavori.

A spese del Comune, si sarebbe costruito anche il sagrato con le relative rampe e il Parroco pregò il sig. sindaco che facesse assumere al Comune anche la ricostruzione della cinta dell’asilo che sarebbe stata abbattuta per la costruzione del viale.

La Chiesa, a nome del parroco e dei fabbriceri, si assunse l’impegno dell’abbattimento dei locali che erano antistanti al futuro viale e prospicenti la via mons. Paleari.

Don Achille Allievi e la veneranda fabbriceria della chiesa di San Gioachino a Milano della quale era, nel frattempo, diventato prevosto, donarono la cappella del fonte battesimale.

Si sperava che la prima celebrazione all’interno della nuova chiesa fosse la prima Messa del novello sacerdote don Carlo Chiesa del 28 giugno 1970 ma i lavori terminarono soltanto l’anno successivo e Don Giulio ebbe la gioia di vedere inaugurata la chiesa nuova il 12 aprile 1971 dal Card. Arc. Colombo, suo compagno di Messa. Da quel giorno si cominciò a celebrare la Santa Messa della domenica alle ore 10:30.

Don Giulio Magni si rese defunto il 26 luglio di quello stesso anno e la parrocchia fu retta per qualche mese da un vicario nella persona di Padre Giulio Maino, il quale cominciò a celebrare nella nuova chiesa anche la Messa delle ore 19 del sabato sera. Nel 1972, Don Luigi Villa, nuovo parroco di Pogliano dal 5 dicembre 1971, iniziò a celebrare la Messa domenicale delle 18 e tutte le altre funzioni straordinarie, oltre alla Messa feriale delle 8:30 in estate.
Don Luigi provvide a saldare tutti i debiti pendenti derivanti dalla costruzione della chiesa e a completare alcuni lavori, come la copertura in rame della cupola, la collocazione dei confessionali nella cappella della Madonna e vicino all'altare, oltre all'installazione di un organo elettronico.

 

ASILO CHANIAC

La realizzazione della grande opera dell’asilo “Angelo Chaniac” la si deve, in gran parte, al parroco don Luigi Fumagalli. Egli era amico stimatissimo di casa dei signori Angelo e Luigia Chaniac (fratello e sorella), i due generosi benefattori dell’asilo stesso, i quali erano di origine svizzera, precisamente del canton Grigioni.

Per ragione dell’impiego presso una banca di Milano del sig. Angelo e della mansione di maestra d’asilo, sempre a Milano, della sig.ra Luigia, avevano la cittadinanza italiana con la residenza proprio a Milano. Entrambi avevano svolto il loro lavoro con vero scrupolo di coscienza e intelligenza, meritandosi riconoscenza e onore.

Giunti ad una certa età, desiderosi di pace e di aria più pura, acquistarono, presso la località Bettolino, un appartamento che era, a quel tempo, di proprietà dei conti Cicogna. A Bettolino restarono felicissimi fino alla morte, tanto felici da diventare due massimi benefattori del nostro comune, donando al popolo di Pogliano l’asilo per i suoi bimbi.

Erano ferventi cattolici praticanti e i poglianesi, che li sapevano tanto buoni e cristiani, quando ogni domenica mattina li vedevano passare sulla loro carrozza diretti alla chiesa per la Messa delle ore 9:30, rivolgevano loro il riverente cordiale saluto, che essi ricambiavano con uguale cordialità.

Toccò a don Fumagalli, per l’amicizia che lo legava ai due insigni benefattori, raccogliere le ultime volontà del signor Angelo, circa l’impiego, dopo la morte, delle sue sostanze, tutte devolute per la fondazione del desiderato asilo, opera grande di immenso sollievo per le famiglie poglianesi e di sicuro avvio alla sana educazione dei bimbi.

Proprio per questo lo si volle, fin dall’inizio, affidato alle cure di suore e, per merito del parroco don Fumagalli, la preferenza fu per le suore del Cottolengo.

A quei tempi, l’asilo Chaniac era uno dei primi istituti e dei migliori della zona, sia per gli ambienti grandiosi e bene arieggiati del palazzo (l’antico palazzo comunale adattato con sapienza allo scopo), sia per il trattamento fatto ai bambini.

Il testamento fu legalmente redatto e firmato il 22 marzo 1896. Com’era intenzione precisa del defunto, e a seguito anche della premurosa richiesta della sorella Luigia, esecutrice del testamento del fratello, non si volle tardare un istante nel passare alla realizzazione dell’opera. Perciò il parroco e il sig. Luigi Moroni, degnissimo sindaco del momento, si accordarono tosto per la formazione della commissione detta “di fondazione dell’asilo Chaniac”.

La commissione risultò composta dal parroco don Fumagalli, dal sindaco sig. Moroni Luigi, dal segretario comunale sig. Remartini Natale e dal sig. Lissoni Everando, che sarà poi eletto membro effettivo del consiglio dell’asilo. La commissione si adunava ai primi del giugno del 1896 e redigeva il “Regolamento Statuto” dell’asilo che è tuttora in vigore. Un esemplare del medesimo statuto veniva poi pubblicato all’albo pretorio del comune di Pogliano, nel giorno della domenica 14 giugno 1896 senza che venissero prodotte, da parte del popolo, opposizioni di sorta.

Espletate tutte le pratiche burocratiche di legge, in data 1 aprile 1897 veniva rivolta istanza a sua maestà Umberto I re d’Italia, perché fosse concessa autorizzazione al comune di accettare il “lascito A. Chaniac” per lo scopo suddetto.

In pochissimo giro di tempo era concessa l’implorata autorizzazione: “Regnando Umberto I, il ministro dell’interno Rudini, approva lo statuto organico dell’opera “Asilo infantile A. Chaniac” e concede l’erezione in ente morale dell’opera stessa”.

Il 25 dello stesso aprile 1897 venne convocato il consiglio comunale, tramite il messo comunale sig. Malacrida Luigi. In quella storica adunata del consiglio comunale, presenti il segretario sig. Remartini Natale e tutti i consiglieri, il sindaco, estremamente commosso, dava lettura del testo del decreto ministeriale a firma del ministro dell’interno “Rudini” con cui era eretto in ente morale l’asilo intitolato ad Angelo Chaniac ed era reso esecutorio lo statuto organico dello stesso ente.

Secondo lo statuto organico, il consiglio dell’asilo restò composto dal presidente, il parroco pro tempore, da un amministratore, il segretario comunale, da un membro effettivo, in qualità di vicepresidente eletto dal consiglio comunale, da un membro supplente pure eletto dal consiglio comunale. In quella stessa seduta, il consiglio proclamava eletto membro effettivo il sig. Lissoni Everando e membro supplente il sig. Moroni Andrea, entrambi con maggioranza assoluta di voti. La deliberazione veniva esposta all’albo pretorio del comune il 2 maggio 1897 senza che opposizione alcuna fosse prodotta dal popolo. Tali nomine venivano ratificate dalla sottoprefettura di Gallarate il 7 maggio 1897 a firma del sottoprefetto “Aphel”.

I consiglieri presenti all’adunanza del 25 aprile 1897 erano Moroni Luigi (sindaco), Lissoni Everando, Paleari Giuseppe (fratello del Beato Francesco), Moroni Arcangelo, Moroni Lorenzo, Moroni Giovanni, Chiesa Giacomo, Meraviglia Lodovico, Chiesa Davide, Moltrasio Angelo.

Concludendo:

  • Asilo infantile A. Chaniac creato per ambo i sessi dei bimbi, residenti nel comune di Pogliano, mandamento di Rho, circondario di Gallarate.
  • Diretto da suore.
  • Amministrato dal segretario comunale.
  • Presidente il parroco di Pogliano pro tempore.
  • Ai bimbi frequentanti veniva offerta dall’ente, ogni giorno, la minestra gratuitamente.
  • Veniva data ad ogni bimbo la sopraveste divisa.

 Le Suore del Cottolengo rimasero fino al 1921. Ad esse succedettero le Madri Canossiane i cui nomi sono tuttora impressi nei ricordi di numerosi Poglianesi che, tra le mura dell’asilo hanno trascorso gli anni della loro prima infanzia.

Negli anni 1960 e 1961, per rispondere meglio al bisogno di nuovi spazi per l’accoglienza dei numerosi bambini , nati anche a seguito del boom demografico del dopo-guerra, all’originario edificio situato lungo via Mons. Paleari vennero aggiunte, anche con il contributo di privati, due nuove ali: un’ala comprendente il salone per il teatro e per la ricreazione al piano terreno e il salone per la refezione al piano superiore; l’altra con due aule, disposte su due piani

 Con Delibera della Regione Lombardia il 4 luglio 1991, l’Ente Morale Chaniac venne trasformato da Istituzione Pubblica di Assistenza e Beneficienza (I.P.A.B.) a Ente Privato. Qualche anno dopo, nel 1997, la Scuola dovette affrontare un altro cambiamento dovuto alla fine della presenza della comunità religiosa delle Madri Canossiane. La volontà di continuare l’opera educativa della Scuola, fortemente sostenuta dal parroco Don Luigi Villa, permise di superare anche questo delicato passaggio storico e garantire, anche attraverso personale non religioso, la connotazione cristiana dell’Ente.

In seguito alla Legge sulla Parità Scolastica, con provvedimento del 28 febbraio 2001, la Scuola è oggi riconosciuta “Scuola dell’infanzia Paritaria”, annoverata cioè tra le scuole cui è riconosciuto un posto nel sistema educativo nazionale, pur fatta salva la sua specificità e autonomia.

 

CHIESA SANTUARIO “MADONNA DELL’AIUTO”

L’attuale chiesa santuario “Madonna dell’Aiuto” fu chiesa parrocchiale fino alla costruzione della chiesa nuova completata nel 1971.

Con decreto dell’arcivescovo S. Carlo Borromeo del 1566 veniva trasferita la cura parrocchiale di Pogliano dall’antichissima chiesa di S. Pietro (ormai divenuta campestre e che sorgeva nella zona dell’attuale cimitero vecchio) a questa chiesa denominata, allora, Oratorio di Sant’Ambrogio.

Ai tempi era una chiesetta piccola e angusta e di ciò se ne accorsero il parroco don Giovanni Carcano (1631-1647), ma più ancora il suo successore don Baldassare Canallati (1647-1669) che lasciò, in proposito, perfino una bella nota di rilievo nell’archivio parrocchiale:

“La chiesa parrocchiale di oggi era anticamente una chiesetta angusta, poiché arrivava in lunghezza alla cappella di S. Elisabetta: aveva il tetto rozzo e il soffitto fatto di mattoni. L’altare maggiore era con cappella molto bassa e senza spiraglio, né vi era altra cappella che quella molto angusta dedicata a S. Antonio Abate, ora S. Antonio da Padova. Dove ora è il pulpito, vi era una nicchia o piccola cappella finta con l’immagine della vergine che visita S. Elisabetta.

Per sagrestia aveva due camerette basse, corrispondenti al corpo dell’attuale sagrestia (ora cappella di S. Agnese): una delle quali serviva per le suppellettili della chiesa e preparazione alla Messa, l’altra era ripostiglio per gli abiti dei Disciplini (confraternita religiosa che aveva la cura della chiesa quando era solo cappella di S. Ambrogio) e di altre cose.

Per decreto poi del glorioso arcivescovo S. Carlo, trasportandosi la cura in detto Oratorio (S. Ambrogio) e crescendo la devozione del popolo, si andò riformando in stato migliore. Dapprima fu fabbricato il campanile con concerto di tre campane molto sonore, delle quali la minore, essendo piccola, poiché era quella che serviva alla chiesa di S. Pietro (l’antichissima parrocchiale) fu ai miei giorni ridotta alla grossezza proporzionata per le altre con buona spesa, come si può vedere nei libri delle spese della scuola del Santissimo Sacramento. Fatto poi più numeroso il popolo fu aggiunto un arco, che è l’ultimo verso la porta grande (l’ultimissimo attuale è del tempo del parroco don Corti).

L’anno poi 1604 fu restaurata ed ampliata la cappella maggiore (la parte centrale) nella forma attuale: e se il campanile da una parte e la sacristia dall’altra non l’avessero impedito, forse si sarebbe fatta più grande. Fu anche fatta dipingere per mano del famoso Fiamminghino, che però non fece tutto di sua mano e le sue opere compaiono fra le altre come il sole fra le stelle e sono dai periti d’arte stimante bellissime, rendendo così la chiesa più bella ed ammirata. Il Fiamminghino è Riccardo Della Rovere? Se sì, la decorazione venne eseguita certamente durante la reggenza parrocchiale di don Martinoli, l’insigne umanista. Di quelle pitture non ci è rimasta traccia alcuna.

Finché nel 1661, essendo priore della Scuola del Santissimo il conte Carlo Galimberti, uomo pio e santo, si pensò di gettare il soffitto della chiesa, da piatto qual era, in volta, come lo si vede ancora oggi. In tale fabbrica, oltre all’affetto del popolo (il cuore del popolo è tutto ed è decisivo per le cose di Dio, come constatato dallo stesso don Giulio Magni nella costruzione della nuova parrocchiale), che si adoperò tutto in denaro e in giornate di lavoro, si distinse la pietà del conte suddetto, che aiutò fortemente non soltanto con il consiglio, come fanno certi ricchi, ma anche, è più, con denaro sonante e abbondante, così che in due anni il lavoro poté essere ultimato, ad onore di Dio e a soddisfazione di tutti, così come rimase fino al 1914 per la parte centrale (le ali sono state costruite nel tempo del parroco don De Bonis). Nel 1651 questo disegno – continua il parroco Canallati - di fabbrica della chiesa e della facciata fu opera del sig. ing. Gerolamo Quadrio insigne architetto della Fabbrica del Duomo di Milano, amico del conte Galimberti”.

Resa parrocchiale la chiesa da S. Carlo, come si è visto, l’altare maggiore fu allargato e dipinto. Il tabernacolo, assai bello e antico, fu fatto per opera del sig. conte P. Camillo Marliani, uomo assai pio. Si fece pure lo scalino perché l’altare apparisse più maestoso. L’affresco con l’effige della Madonna dell’Aiuto, risale alla seconda metà del secolo XV ed é vera opera d’arte: così attestò l’insigne pittore prof. Mario Albertella, presidente, a suo tempo, della commissione diocesana dell’arte sacra, quando fu invitato a Pogliano nel 1945, perché provvedesse a salvare il prezioso dipinto, minacciato fortemente di distruzione dall’umidità che era penetrata nel muro dell’affresco e già stava investendo la stessa effige.

Il pittore con la valentia che gli era propria e con la pazienza del certosino, applicando i mezzi della tecnica moderna, seppe ricavare la pittura su di una tela e la consegnò poi integra nella semplice cornice di legno nella quale la vediamo, e da lui espressamente voluta così disadorna.

Nel 1776 venne rialzato il campanile e rifatto il castello delle campane; nel 1834 fu nuovamente rinforzato e dotato delle cinque campante attuali. Nello stesso anno fu costruita la cappella di S. Carlo, adiacente alla chiesa, per la confraternita del SS. Sacramento. La cappella, dal 1984, è utilizzata come sacrestia.

La chiesa subì altri due ampliamenti: nel 1850 ad opera del parroco don Francesco De Bonis e, da ultimo, nel 1914 ad opera del parroco don Angelo Corti.

Nel 1989 venne rifatta la pavimentazione, l’impianto di riscaldamento e tolta la balaustra in marmo dell’altare maggiore. Tra il 1998 e il 1999 sono stati eseguiti restauri su affreschi e decorazioni.

  RICERCA DI SIMONA BORGNOVO NEL CENTENARIO DELLA CONSACRAZIONE DELLA CHIESA (2005)

 

MONUMENTO AI CADUTI

L’erezione di questo monumento fu fortemente voluto dai reduci della prima guerra mondiale per ricordare i commilitoni caduti sul campo di battaglia e promosso dal parroco don Angelo Corti insieme all’autorità civile.

Pogliano, su una popolazione di poco più di 2000 abitanti, contò 43 caduti tra cui 11 padri di famiglia.

Il monumento realizzato in granito bianco di Alzo è composto da una piramide alta 3,5 metri sostenuta da 4 palle di bronzo. Ai piedi della piramide è posta un’aquila di bronzo con bandiera sotto i piedi e corona di alloro nel becco. Ai lati altre due corone di bronzo.

In origine anche i nomi erano scritti con lettere di bronzo, poi vennero aggiunti i caduti della Seconda guerra mondiale e, dato alcune lettere mancanti, a inizio anni 90 vennero riscritti su quattro pannelli che furono successivamente applicati alle quattro facce del monumento. In ogni lato, nella parte centrale ci sono i nomi in ordine alfabetico dei caduti della prima guerra e, sopra e sotto, vennero aggiunti quelli della seconda guerra.

Fu costruito in piazza del Santuario, perché il cimitero (l’attuale cimitero vecchio) era troppo piccolo e angusto e , proprio nella piazza attuale, sorgeva il precedente cimitero.

Il costo fu di 19.300£ che, al cambio attuale (anno 2020), sarebbero più di 20.000€.

Oggi questo monumento deve essere un ricordo dei nostri caduti ma, nello stesso tempo, deve fungere da monito perché non si abbiano più a piangere dei caduti per una guerra. Come scriveva Don Corti “Serva questo monumento ai posteri, i quali apprenderanno le virtù religiose e civili dai loro padri”

 

Per raccogliere i fondi necessari all’erezione del monumento ci fu un vero e proprio appello a tutta la popolazione da parte del comitato pro-erigendo monumento, che riportiamo di seguito:

Poglianesi!

Nel giorno 5 ottobre i reduci delle gloriose battaglie celebrarono la loro festa di ringraziamento a Dio ed alla Vergine che li hanno ricondotti incolumi alle loro famiglie.

Ora un altro sacro dovere ci incombe, quello di ricordare i nostri eroi che nelle trincee, sui campi aperti, sulle vette delle Alpi, hanno versato il loro sangue per la patria. L’umile soldato che compie il sacrificio di se stesso tanto è grande quanto il Generale che lo guida. Se a questi la patria dà onori tali da tramandarne alla memoria dei posteri il nome e le gesta, perché gli oscuri martiri del proprio dovere non saranno ricordati? La gente lo vuole.

A questo scopo si è adunato in Comitato il quale, certo dei sentimenti di affetto e di ammirazione che tutti ci legano ai nostri soldati caduti in guerra, e dalla già molte volte provata generosità dei Poglianesi, ha pensato di erigere a questi eroi un monumento degno di loro virtù. Questo si erigerà sul piazzale della chiesa, antico cimitero dei nostri padri, le cui ossa esulteranno benedicendo all’ecce gloria dei figli, e tutte le generazioni passando innanzi ad esso si ispireranno al loro valore ed entrando in chiesa pregheranno loro la corona universale della gloria.

Poglianesi!

A noi adunque il concorrere generosamente all’erezione di un monumento degno di loro e degno di noi. Nessuno manchi di dare il suo obolo; la patria lo reclama, Dio lo vuole.

Il Comitato d’azione Il Comitato d’onore

La sottoscrizione delle quote, pagabili entro 6 mesi, si farà Domenica 19 per mezzo di persone del Comitato che passeranno di famiglia in famiglia. Siate generosi!

Ecco, infine, la cronaca del giorno dell’inaugurazione:

10 ottobre 1920 GRANDE FESTA PER L’INAUGURAZIONE DEL MONUMENTO AI CADUTI IN GUERRA POGLIANESI

Il grandioso monumento, che sorge in piazza della chiesa, fu promosso dal parroco locale in memoria dei suoi cari figliuoli caduti in guerra. Il parroco radunò un comitato d’onore e tra questi si elesse il comitato ricreativo. Fu dato l’incarico ai due pittori Bellegotti di Arluno, e Calcaterra di Cuggiono di presentare i disegni. Fu scelto il più grandioso, degno così della memoria degli eroi da onorare. Il sig. Biffi di Vittuone lavorò il granito di Baveno e la ditta Grazia e Gattinoni di Milano l’aquila e le cornici laterali. Il monumento riuscì imponente e imponente doveva essere la benedizione e l’inaugurazione. Dopo un triduo di santa predicazione tenuto dal M.R. don Giuseppe Balzanelli, coadiutore di Villastanza, e che in tre giorni ha fruttato duemilaquattrocento comunioni, nel giorno 10 ottobre, mons. Cesare Orsenigo, canonico del duomo di Milano, pontificò solennemente la Santa Messa in canto.

Nel pomeriggio, essendosi adunate tutte le rappresentanze nell’asilo, con a capo i bambini dell’asilo nella loro simpatica divisa, sfilarono verso la chiesa al suono del corpo musicale poglianese. Quindi si benedì, dal monsignore, la nuova bandiera del comune, si impartì la benedizione col SS. Sacramento, poi il corteo sfilò in piazza, si raccolse intorno al monumento che nel momento in cui veniva benedetto veniva pure scoperto e inaugurato.

La chiesa era splendidamente addobbata, così pure per tutte le contrade del paese festoni e fiori, ogni porta di ingresso alle corti tutta in verde e fiori. Superba la piazza della chiesa, nel cui mezzo sorge il monumento, con festoni e bandiere, e col palco per i discorsi di inaugurazione esso pure riccamente addobbato. Molti furono i discorsi pronunciati, ma quello ufficiale e brillantissimo fu del sig. avv. Verga di Milano, rappresentante il ministro Meda, nostro deputato. Decorarono la festa il sig. pretore di Rho, il nobile Cornaggia – Medici che alle povere vedove di guerra donò 100 lire ciascuna, un Maggiore dei bersaglieri con una ventina di questi e due ufficiali e una grande quantità di distinte persone e una folla immensa di popolo. Fu scena commovente quando il Maggiore dei bersaglieri chiamò ad una ad una le povere vedove di guerra e i parenti dei caduti per la consegna della croce di guerra e del diploma. Le lacrime di questi poveretti tante, tante ne strapparono ai presenti.

Un’altra circostanza delicatissima è questa. A padrino della bandiera del comune fu scelto il cieco di guerra Alberti Francesco, e per madrina la maggiore degli orfani di guerra del caduto Crivelli Carlo.

A sera, durante il concerto del corpo musicale poglianese, sfavillante illuminazione.